Non si può negare l’autorizzazione a costruire un impianto a fonti rinnovabili con motivazioni incongrue, generiche e indimostrate. A maggior ragione, se il progetto ricade in una zona priva di vincoli ambientali e paesaggistici e riguarda un impianto agrovoltaico, in grado di coniugare la produzione di energia con l’attività agricola, che non può essere assimilato a un sistema fotovoltaico tradizionale a terra.
Queste, in sintesi, le osservazioni del Tar della Puglia che hanno portato i giudici ad accogliere il ricorso di una società contro la Regione Puglia.
L’Italia è in ritardo con la transizione energetica, lo riporta Legambiente, gli ostacoli normativi, burocratici e culturali frenano i nuovi impianti rinnovabili.
Nel Belpaese lo sviluppo delle energie rinnovabili è ancora difficile, le maggiori difficoltà sono le norme obsolete e poco organizzate, la lentezza degli iter di autorizzazione, e la burocrazia delle Regioni e delle Soprintendenze ai beni culturali.
Questi problemi nella realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia pulita, hanno portato a un risultato insoddisfacente in termini di effettiva implementazione. Sono 1364 gli impianti ancora in lista d’attesa in Italia per la fase di valutazione di impatto ambientale, verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale, valutazione preliminare e provvedimento unico in materia ambientale, a livello statale. Il 76% di questi progetti si trova nelle regioni della Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna.
Nonostante le semplificazioni avviate dal precedente governo Draghi e l’istituzione e il potenziamento delle due Commissioni VIA-VAS, che si occupano di rilasciare pareri sui grandi impianti strategici per il futuro energetico del paese, negli ultimi quattro anni sono state concesse poche autorizzazioni dalle Regioni. Nel 2022, solo l’1% dei progetti di impianti fotovoltaici ha ottenuto l’autorizzazione.
Negli ultimi quattro anni, il numero di autorizzazioni rilasciate per la costruzione di impianti di energia pulita in Italia è diminuito drasticamente. Nel 2019, il 41% delle istanze ha ricevuto l’autorizzazione, mentre nel 2020 e nel 2021 le percentuali sono scese rispettivamente al 19% e al 9%.
La partecipazione e il protagonismo locale sono parte essenziale della giusta transizione energetica, per integrare al meglio gli impianti rinnovabili e renderli valore aggiunto per chi vive nel territorio.